ROMPIAMO LE CATENE!

A meno che agli Esteri, la rotazione non sia uguale per tutti!

La rotazione degli incarichi dirigenziali, come ben noto, risponde innanzitutto alla necessità di evitare il proliferare delle situazioni che potrebbero indurre alla corruzione, sempre in agguato nella PA. Esiste, inoltre, un generico criterio del buon andamento dell’azione amministrativa e, più in particolare, potremmo dire, risponde a ragioni di buon senso e di corretta ed imparziale gestione delle risorse disponibili, sempre più esigue. Tramite una misurata e regolare rotazione degli incarichi, infatti, è possibile garantire l’imparzialità e il buon andamento della PA, capace di garantire una più equa gestione della cosa pubblica, rispondente ai bisogni dei cittadini utenti. Chi invece, per anni ed anni, occupa senza interruzione la stessa posizione, specie se di grande rilievo e di grande responsabilità nell’ambito del quadro direttivo, finisce con grande probabilità per creare potentati cristallizzati, con prevalente impronta personalistica, che non possono che far insorgere vistosi e dannosi conflitti d’interesse. La mancata rotazione degli incarichi, e il cristallizzarsi di posizioni di potere consolidate nel corso degli anni, potrebbero quindi portare ad una pericolosa commistione tra interesse pubblico ed interesse privato, cosa che, chiaramente, non è compatibile con i principi costituzionali del buon andamento e della trasparenza della Pubblica Amministrazione, soprattutto perché molto probabilmente finirebbe per prevalere l’interesse privato. Un rischio che occorre evitare assolutamente ad ogni costo.
Eppure non possiamo che constatare come questo principio finisca spesso con l’essere ignorato, e per lo più proprio in ambiti che dovrebbero essere considerati come particolarmente sensibili.
Ci chiediamo, per esempio, come mai alcuni dirigenti ministeriali, continuino ad occupare le stesse poltrone da anni e perché non si sia già provveduto alla rotazione degli incarichi inerenti la gestione di servizi di assoluta importanza. In primis per la sicurezza nazionale. Si parla di coloro che possono decidere la esternalizzazione delle competenze ministeriali spalmandole in mano a figure non propriamente appartenenti ai ranghi interni, enti, società esterne e personale interinale. Chi è attento solo ai numeri e alle statistiche ad ogni costo, deve fare i conti con la possibilità che si riducano per questo i margini della correttezza delle procedure, cosa che fa il paio con la carenza di personale, i carichi di lavoro ingestibili e, a volte, mansioni fuori dalle proprie competenze e conoscenze. Ci chiediamo, anche, come mai nel caso di chi ricopra incarichi, assai delicati, da molti anni… forse troppi, perché non si sia già provveduto alla rotazione. Si tratta di funzioni coronate in alcuni casi da brillanti successi per le tematiche proprie della carriera diplomatica, ma guarda caso molto meno quando si incappa nelle tematiche riguardanti le Aree Funzionali.
Non siamo noi a dirlo, ma è noto che la rotazione degli incarichi dirigenziali è necessaria per prevenire la corruzione, come ribadito dall’Autorità Nazionale Anticorruzione con l’atto del Presidente del 7 giugno 2022, prot. n.44809. Con tale provvedimento l’ANAC ha precisato che l’infungibilità di determinati professionisti non può essere invocata nel caso di categorie professionali omogenee che, possono tra loro essere affiancati con una corretta pianificazione di formazione che consenta un affiancamento con altro dirigente che nel tempo potrebbe sostituirlo.
Se ciò non bastasse ricordiamo che siamo in attesa di conoscere come l’argomento verrà trasfuso e trattato nel cd. PIAO MAECI (PIANO INTEGRATO DI ATTIVITA’ E ORGANIZZAZIONE 2023-2025) per la cui stesura del va tenuto debitamente conto delle indicazioni che l’ANAC impartisce attraverso il Piano Nazionale Anticorruzione (PNA), che costituisce Atto di indirizzo e, come tale, vincolante per le Amministrazioni destinatarie del medesimo (cfr. art. 1, comma 1 legge n.190/92), nonché di tutte le altre direttive contenute in specifici atti o circolari.
Se si vuole cambiare qualcosa nella PA bisogna rompere quelle catene che vedono incarichi dirigenziali legati ad una gestione passata e che il più delle volte hanno come solo scopo quello “del non fare” o, peggio, fare in modo che non si arrivi all’attualizzazione di fondamentali riforme necessarie per stare al passo con i tempi e con i servizi prestati.
Da troppo tempo, infatti, alla Farnesina l’interesse maggiore è quello di mantenere inalterato lo status quo a discapito della modernizzazione, della sicurezza e della funzionalità di uno dei più importanti Ministeri del nostro Paese.

Roma, 5 aprile 2023

LA SEGRETERIA