“PER ANDARE DOVE DOBBIAMO ANDARE, PER DOVE DOBBIAMO ANDARE?”

E niente… … Sembra proprio che alla Farnesina si faccia fatica ad accogliere il nuovo appello della Segretaria generale che, rivolgendosi alle sedi estere – ma inserendo nella comunicazione anche tutti gli uffici ministeriali – invita ancora una volta i dirigenti a proporre comunicazioni essenziali, chiare e sintetiche tali da garantire una comunicazione corretta ed efficace.
Negli uffici romani sembra infatti che le carte ancora odorino di vecchia, polverosa, pergamena, e che le penne siano quelle d’oca intinte nell’inchiostro nero e la considerazione per chi legge appare certamente inferiore a quella che l’Azzeccagarbugli, di manzoniana memoria, riservò al giovane Renzo e ai suoi capponi.
Si dimentica che la platea dei lettori è composta di funzionari ed impiegati dello Stato tra i più qualificati e ai quali è doveroso riconoscere un certo rispetto! Si ignora, dunque, il principio fondamentale in base al quale, cio’ che scrivi e diffondi non appartiene più a te, bensì a coloro che leggono e giudicano ciò che hai scritto!
Infatti, nel caso in cui non fosse stata infatti abbastanza esplicita la circolare n. 6 del 2022, lapalissiana nei suoi moniti, il nuovo messaggio della SG del 14 febbraio u.s. non sembra, ad esempio, aver raggiunto l’ufficio III della DGRI che, portando a termine un’operazione di informazione – tanto capillare quanto parziale – ha voluto aggiornare le sedi estere sulle intervenute variazioni dei parametri per il calcolo dell’ISE e della MAB.

Ma procediamo con ordine e, soprattutto, con trasparenza e chiarezza.

Come stabiliscono l’art. 171 (punti 3 e 4) e l’art. 178 del D.P.R. 18/1967, ogni anno la CPF (Commissione permanente di finanziamento) è chiamata a valutare i costi della vita dei Paesi dove sono presenti sedi estere e a ponderare la necessità di adeguare le retribuzioni locali e la maggiorazione abitazione dei dipendenti affinché tali emolumenti e contributi siano il più possibile allineati con le mutate delle condizioni economiche sui territori, al fine di garantire le stesse condizioni di vita, anche al variare dei parametri di riferimento. È quindi demandata alla DGRI, per ratione materiae, la stima di tali costi affinché, con il senno del “buon padre di famiglia”, quella Direzione generale possa preliminarmente reperire all’interno del bilancio MAECI le risorse finanziarie necessarie a coprire le spese per gli stipendi, contributi ed indennità al personale in servizio all’estero o, in mancanza di risorse disponibili all’interno del bilancio, di provvedere attraverso la richiesta della necessaria integrazione. Con il messaggio sopra citato, l’ufficio III della DGRI sembrerebbe, al contrario, voler invertire l’ordine delle procedure e, con un testo intriso di eleganti giravolte e scontati richiami normativi (degni del peggiore burocratese), afferma che le variazioni che sono state apportate agli emolumenti, avrebbero trovato limiti nelle “risorse di bilancio disponibili”. Ma, signori cari, non è così che funziona!! Il percorso corretto prevede, in primis, la quantificazione della spesa necessaria per gli emolumenti al personale, poi l’individuazione delle azioni necessarie a reperire i fondi per coprirla! Non ci si può arrendere all’idea che si è fatto poco (niente?) perché

“SE L’ACQUA È POCA, LA PAPERA NON GALLEGGIA!”

Al contrario, una cosa è certa: se gli obbiettivi di gestione delle risorse finanziarie disponibili prevedono preliminarmente di accantonare risorse per sostenere spese non prioritarie ed accontentare Capi Missione accomodandoli in lussuose e costosissime residenze, per quale motivo un grado di priorità a livello politico perlomeno identico non viene dato nel reperimento dei fondi necessari a coprire le spese per l’ISE del personale all’estero e per il l’ex FUA?
Se non si facesse segreto delle decisioni adottate dalla CPF (non classificate, non riservate, non criptate), anziché condividerle con tutte le sedi estere le variazioni decise per l’intera rete risulterebbe decisivo per dare un quadro esaustivo e cristallino delle decisioni prese.

Ma la DGRI ha preferito il divide et impera e, in linea con la tradizione, ha partorito un messaggio tipo per tutte le sedi, allegando per ciascun ufficio all’estero “un topolino” che, composto di un’unica riga, indica i vecchi coefficienti, i nuovi, quelli da prevedere a cascata per la MAB e la media risultante della sola sede destinataria del messaggio.
In soldoni, ad esempio, ciascuna delle sedi di uno stesso paese, ha ricevuto lo stesso identico messaggio, con diverso protocollo e diverso “topolino” allegato, senza che nessuna delle sedi sapesse nulla riguardo gli adeguamenti eventualmente concessi alle altre, pur tutte operanti nello stesso Paese.
Ciò, con ragionevole certezza, non permette che il personale possa documentarsi e fare i necessari raffronti nel paese di accreditamento, ove spesso risultano incredibili differenze nel costo della vita e soprattutto, degli affitti tra città e città. Ove infatti l’Amministrazione avesse fatto ricorso ad una comunicazione più completa, allegando il prospetto globale degli aumenti concessi a tutte le sedi nel mondo, il personale avrebbe potuto chiedere ragione della esiguità degli aumenti, a fronte di incredibili differenze nel costo della vita, mentre al contrario pare sia passata un’indiscriminata livella su tutti i dipendenti in servizio nello stesso paese, indipendentemente dal luogo ove prestino servizio.

Concludendo, considerate le umilianti mancette concesse con i cd. adeguamenti di cui sopra e l’irrisoria copertura delle ultime assegnazioni brevi – che a fronte di una ricerca di circa 120 unità, ha visto la copertura di soli 12 posti-funzione – una domanda si impone:

“PER ANDARE DOVE DOBBIAMO ANDARE, PER DOVE DOBBIAMO ANDARE?”
(Totò, Peppino e la malafemmina – 1956)

 

Roma, 21 Febbraio 2023