NON E’ UN PAESE PER AA.FF. DALLA RUSSIA CON DOLORE

Care colleghe e cari colleghi,

all’inizio dell'”OPERAZIONE SPECIALE MILITARE” russa in Ucraina, la FLP manifestò la sua forte preoccupazione, innanzitutto per la sicurezza del nostro personale in servizio.
La preoccupazione riguardava in special modo le AAFF che, dall’inizio delle ostilità, devono, tra l’altro, operare senza un’adeguata copertura diplomatica.
Abbiamo raccolto accorati appelli provenienti dai nostri colleghi in Russia, relativi alle deteriorate condizioni di vita che dal 24 febbraio 2022 hanno di fatto stravolto le vite di interi nuclei familiari.
Il rapporto di cambio tra Euro e Rublo è passato nel giro di pochi mesi da 87 Rubli per Euro a 54.
A questo si è aggiunta una rapida inflazione che ha fatto salire i prezzi al consumo fino al 26% rendendo la situazione di fatto ingestibile da parte dei nostri colleghi e delle loro famiglie. Successivamente arrivava l’ordine di far rientrare in Italia i familiari al seguito.
Allo scoppio delle ostilità belliche, il MAECI ha prontamente provveduto ad elevare la Russia, a sede Particolarmente Disagiata attribuendo alle qualifiche funzionali i passaporti diplomatici senza però che l’Ambasciata provvedesse a far trasferire il visto russo di permanenza, dal passaporto di servizio su quello diplomatico appena rilasciato
Di conseguenza le AAFF, sono a tutt’oggi in possesso di un passaporto diplomatico non riconosciuto dalla Federazione Russa in quanto sprovvisto di un loro visto.
Occorrerebbe recarsi al Consolato russo a Roma per chiedere un nuovo visto da apporre sui passaporti diplomatici ma per trovare un biglietto per l’Italia il dipendente dovrebbe pagare almeno 4000 euro, affrontare un viaggio con innumerevoli scali e poi attendere almeno 30 giorni per ottenere il nuovo visto dal Consolato russo.
Quindi, in pratica, sono rimasti tutti con il solo passaporto di servizio.
Inoltre, in questi ultimi giorni le condizioni di vita sono ulteriormente peggiorate, sia nelle aree suburbane che a Mosca, rendendo estremamente pericolose persino le più semplici operazioni, come fare la spesa o spostarsi per andare a lavoro.
I controlli effettuati dalla polizia russa, nel tentativo di trovare renitenti alla leva o addirittura disertori da mandare al fronte, non fanno eccezione alcuna e anche gli stranieri rischiano di trovarsi nei blindati senza nemmeno poter dimostrare la loro estraneità ai fatti, dato che i poliziotti parlano solo il russo.
I nostri colleghi a Mosca sono oramai da tempo nella pericolosissima situazione di poter incappare nelle quotidiane e spietate retate (specie a ridosso dei supermercati).
Negli aeroporti col solo passaporto di servizio ci si trova ammassati assieme a tutti gli altri passeggeri in estenuanti file prima di poter superare gli asfissianti controlli che servono a frenare la fuoriuscita dal paese.
La paura, la precarietà, l’inadeguatezza dell’ISE, l’essere di fatto prigionieri in un paese dove non si trovano più nemmeno i biglietti aerei, l’impossibilità di andare a trovare la famiglia e il divieto di farla tornare in Russia, il dover vivere senza un’adeguata copertura di passaporto diplomatico in un paese in guerra, ha costretto i colleghi presso le nostre rappresentanze in Russia, a chiedere un rientro anticipato o un riposizionamento presso altre sedi.
Di fronte a tale situazione ci chiediamo cosa pensa di fare la nostra Amministrazione.
Restiamo allibiti nel sentire che se venisse concesso un adeguamento dell’ISE sarebbe poi complicato toglierlo qualora la situazione si dovesse normalizzare. Il problema è adesso e un’eventuale normalizzazione, ammesso che davvero ci potrà essere, sarà eventualmente considerata in futuro.
Allibiti ancora una volta nel riscontrare che, davanti ad una situazione di emergenza come questa, il nostro Ministero non si sia attivato con piani di intervento già collaudati e approvati che si innescano fluidamente in contesti propri della sua attività all’estero. Ci chiediamo, invece, come mai il tutto accade e viene gestito come fosse sempre la prima volta?
Non si possono lasciare i nostri colleghi in questa situazione senza prendere adeguate misure in loro favore.
Chi ha la responsabilità di farlo lo deve fare per i colleghi ma anche per la sua coscienza.

Roma, 10 ottobre 2022

LA SEGRETERIA