IL FUTURO DEL MAECI
… sono i nostri colleghi neoassunti. In un momento di necessario rinnovamento della Pubblica Amministrazione, praticamente imposto dall’esterno grazie alle condizionalità legate al PNRR, la classe politica e dirigenziale per ora si sta dimostrando su più fronti miope ed incapace di un approccio realmente strategico e programmatico.
Continuano ad essere indetti concorsi per assumere vagonate di persone, riducendo la lunghezza e la difficoltà delle prove, garantendo che le liste degli idonei vengano assorbite in ogni caso nel più breve tempo possibile. Tutto questo per cercare di mettere una pezza, in pochi mesi, a decenni di politiche mortificanti e scriteriate di blocco delle assunzioni, portate avanti dai governi di qualsiasi colore, che avevano come scopo ultimo lo smantellamento della Pubblica Amministrazione e la svendita dei servizi pubblici a società private e partecipate.
E nonostante l’indubbio abbassamento dell’asticella nella rigorosità delle modalità di selezione, abbiamo potuto tirare un sospiro di sollievo quando i nuovi colleghi hanno cominciato la loro avventura nel MAECI. Per la stragrande maggioranza, abbiamo conosciuto persone capaci e con un grande entusiasmo di imparare “il mestiere”, esattamente l’opposto di “bamboccioni”, come tutt’oggi vengono spesso ancora considerati, secondo quello che è praticamente diventato un luogo comune.
Chiariamoci: questa premessa non è una sviolinata finalizzata ad attirare nuovi tesserati: in FLP siamo sinceramente convinti che l’unico vero rinnovamento dell’Amministrazione può venire da loro. Persone giovani, neolaureati o in corso di studi, spesso alla prima esperienza di lavoro, che, in uno scenario occupazionale desolante a livello nazionale, sono consapevoli di avere un’opportunità importante per le loro vite.
A maggior ragione, dunque, non ci capacitiamo di come i vertici del MAECI non siano capaci di vedere al di là del proprio naso: si pensa ad indire concorsi su concorsi, ma non vengono minimamente prese in considerazione quelle che sono le necessità e le aspettative dei nuovi colleghi.
Siamo sicuri che tutti abbiano avuto il piacere di conoscere colleghi brillanti che, dopo qualche mese al Ministero, hanno a malincuore dato le dimissioni, spesso e volentieri optando per altre Amministrazioni, per le quali erano risultati al contempo vincitori di concorso. Sono solitamente persone con un altissimo livello di preparazione, normalmente non residenti a Roma, che sono state costrette a trovare sistemazioni a decine di chilometri dalla Farnesina a causa dei proibitivi costi degli affitti. Gente che tutte le mattine affrontava il traffico di una delle città più caotiche d’Europa, e che ciononostante di certo faticava ad arrivare a fine mese con lo stipendio di una Seconda Area. E tantissimi stanno conducendo ancora questa vita.
A questi colleghi, quelli che ci hanno già lasciato e quelli che ci stanno pensando, l’Amministrazione che tipo di risposte sta dando? Al momento, a nostra conoscenza, poche: molti colleghi, dopo la fine del periodo di prova, avanzano istanza di lavoro agile e la vedono rigettata, o accordata per un solo giorno a settimana, proprio con il pretesto della “poca esperienza”.
Intanto però ci vengono propinati corsi per migliorare le nostre competenze informatiche, che appaiono risibili per gran parte dei colleghi di lungo corso… figuriamoci per persone nate dopo il 2000!
E adesso è stata inserita nel nuovo accordo di lavoro agile la condizione di “seguire e completare moduli formativi, in particolare sul tema delle competenze digitali presenti sulla piattaforma “Syllabus” (verbatim, art. 3). Peccato anche che per accedere al Syllabus sia necessario richiedere espressamente l’abilitazione alla piattaforma per il tramite di MiaScrivania, facendo apparire come un’adesione volontaria del dipendente quello che diventa adesso a tutti gli effetti un obbligo imposto dall’Amministrazione a tutti, indistintamente dal loro livello di “competenze digitali”.
È davvero questo il modo per utilizzare al meglio il nostro tempo e garantire la produttività del nostro personale? È davvero questo il modo di fare formazione, o si sta semplicemente strizzando l’occhio all’ultima moda introdotta dalla classe politica per portare avanti un rinnovamento della PA solo di facciata, e mai sostanziale, garantendo all’opinione pubblica e all’Europa che questi ignoranti di impiegati pubblici verranno finalmente educati?
Di fronte a questi approcci desolanti, gran parte dei nuovi colleghi si sta già proiettando, ed a ragione, verso l’estero, avanzando il prima possibile domanda su assegnazioni brevi. Ben venga un necessario rafforzamento degli organici delle nostre Rappresentanze all’estero. Ma cosa stiamo facendo per convincere coloro che assumono presso il MAECI a rimanerci? Quest’anno sono previsti nuovi concorsi per Seconde e Terze Aree: quanti, tra queste centinaia di nuovi colleghi, ci abbandoneranno poco dopo l’assunzione?
Perché non si prova a rendere attraente anche il lavoro a Roma, ad esempio estendendo e facilitando finalmente l’accesso al lavoro agile, che è tutt’oggi un tabù per tanti dirigenti e capi ufficio?
Perché non si prova a mettere in piedi dei percorsi formativi strutturati ed incentrati sulle nostre competenze specialistiche, sfruttando l’esperienza maturata da molti colleghi nel corso degli anni, che possano assumere le vesti di formatori, magari per una volta retribuiti per la loro attività e non sperando nelle anime pie di volontari occasionali? Stiamo parlando ovviamente di corsi rivolti a tutti, non solo imposti a chi ha avuto l’ardire di chiedere di lavorare in assetto agile (e che per ciò stesso, evidentemente, nell’ottica dell’Amministrazione deve in qualche modo “tenersi occupato quando lavora da casa”).
Queste sono le proposte di FLP.
Ma chiediamo a tutti, soprattutto ai nostri nuovi colleghi, di avanzare le proprie, non esitando a contattarci a: sindacato.flp@esteri.it.
La Segreteria
Roma, 12/02/2024